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Italia non ha fame

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Leggendo questo splendido post del Nichilista intitolato "se il paese crede alle bugie", mi sono soffermato su un pensiero nella conclusione:

"Gli esseri umani, spesso, non utilizzano le informazioni che possiedono. Agiscono assecondando la menzogna anche quando la riconoscono come tale."

Trovo che sia tutto vero. I casi che cita nel post - che vi consiglio di leggere - ne danno conferma. Basta usare l'esempio di Wikileaks, che dopo aver divulgato tante informazioni confidenziali e importanti: "il materiale ha fatto rumore, certo, ma non sono rotolate teste. E non ha avuto le profonde conseguenze in termini di reazione della società civile che Julian Assange aveva immaginato.".
Anzi, bisognerebbe aggiungere che l'unica vittima è stata Bradley Manning ancora trattenuto in condizioni disumane.

Oppure possiamo fare anche l'esempio della situazione italiana, nella quale i politici mentono più di una volta, ma vengono votati. Sembra che sia proprio così, l'informazione a prescindere della sua verità e portata, non provoca movimento o reazioni talmente grandi da fare smuovere la massa, ed è forse il motivo per cui il popolo si beve le menzogne come se stesse bevendo uno sciroppo amaro.

Tuttavia, secondo me, c'è un pezzo del puzzle che manca. Tutto il ragionamento è logicamente valido, ma c'è un fattore che differenza l'Italia, o i paesi occidentali, dal resto del mondo in cui succedono queste menzogne. La fame.

Possiamo fare tanti esempi, basta guardare gli ultimi avvenimenti in Libia o Egitto con i ribelli. Ribellati perché la situazione era diventata insostenibile. Insostenibile, appunto, dalla fame. Non tanto dalla dittatura. Ghedaffi, Mubarak &co si tenevano in piedi grazie al fatto che riuscivano a garantire la sussistenza economica ai suoi abitanti. Ma quando, negli ultimi mesi, i prezzi dei cereali sono cresciuti del 40% e quelli dello zucchero del 70% - assieme a tanti altri cibi - la rivolta prese piede.

Credo, a questo punto, che l'informazione vada usata come "catalizzatore" per il popolo, ma solo se la situazione è propizia. Non serve se la situazione è stagnata, come in Italia. Non serve che Repubblica rilasci un video in cui Berlusconi racconta una barzelletta definita "volgare", vecchia e che conoscevo già poiché rispecchia il 70% delle barzellette che si raccontano normalmente. Le persone non usciranno a fare la rivoluzione per questo. E ci sono altri numerosi motivi per cui in Italia non è pensabile che succeda una rivolta.

Italia è un paese ricco. Finché i giovani potranno permettersi di guardare Grande Fratello, di fare il loro aperitivo al bar e poi uscire a fare la serata mentre i suoi genitori, lieti dopo cena, saranno seduti a guardare la televisione - e incluso io stesso potrò continuare a scrivere su questo computer, in questo blog, senza sentire fame, quel bisogno viscerale che è sintomo di "povertà" - beh, finché sarà così, le cose non cambieranno.

Non ci sarà neanche un briciolo di rivoluzione, i politici continueranno tranquillamente a fare i loro intrallazzi con le mafie e nel mondo, l'occidente - la parte ricca - continuerà a lodare le proprietà rivoluzionarie di Twitter ed Internet - a proporlo come "nobel per la pace" e sinonimo di libertà (è libero?) - senza tenere conto che la rivoluzione non parte soltanto dalla testa ma anche dallo stomaco, dal basso.

Anzi, mi balena in testa il pensiero che, forse, l'informazione e la trasparenza sono utili in base al grado di "soddisfazione materiale" che ha la popolazione.


PS: Intervista ad un attivista del gruppo "Anonymous", hackers difensori della libertà di espressione nella rete
Ti capita mai di pensare che Internet non sia abbastanza e che si debba scendere in strada?

Sì personalmente sento che quello che sto facendo non è abbastanza e che devo scendere in strada con altre persone per mettere in atto una vera protesta, ma penso che non sia molto pratico andare ovunque queste proteste stiano avvenendo. Noi incoraggiamo comunque la gente a prendervi parte attivamente.


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