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Io credo nel «don't be evil»© di Google, davvero

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Sì, sono convinto che Google non venda i nostri dati a terze parti. Non ne ha bisogno, e ve lo dimostrerò.

Riallacciandoci al discorso del post di pochi giorni fa (il morbo di Facebook), vorrei porre l'attenzione su Google e sul suo motto "Don't Be Evil". Quello che state per leggere è un appunto sparso che ho scritto per chiarire la differenza tra il modo in cui i nostri dati vengono trattati da Facebook e da Google.

Sapete, "Don't be Evil" è un motto controverso, che fa discutere. Poiché dovete sapere che sul Web le persone si distinguono in due gruppi, da una parte quelli paranoici che portano un capello ornato fatto di carta stagnola in testa, gente pronta ad urlare "stanno cospirando!!" per qualunque cosa; e poi ci sono quelli a cui non frega un cazzo. Fino a pochi giorni fa appartenevo ai primi, ora ho semplicemente tolto la carta stagnola. Per non dare nell'occhio.

Ho deciso di non affrontare la questione "identità virtuale" e "privacy" assieme a tutte le conseguenze che potrebbero comportare perché a tal proposito ho scritto un articolo che dovrebbe uscire lunedì, quindi se vi interessa restate nei paraggi :). Detto ciò:

Perché Goggle non vende i tuoi dati a terze parti:


Qual'è la differenza tra Google e Facebook (per ora)? Che big G include un pacco servizi non indifferente: Gmail,, Youtube, Picasa (per le foto), Google Talk (a breve sostituto di Skype per il VOIP), Google Maps, Google Traduttore, e via possiamo andare avanti per ore. Adesso ha un social network. Per non parlare del fatto, sottinteso ormai, che è il servizio per eccellenza all’ora di indicizzare le nostre ricerche.

Google sa, e sapere – per dirla con Focault – è potere.

Non ha bisogno di vendere dati a terzi, semplicemente li fagocita, li usa per sé. Mentre Facebook elabora dei grossi database, coi nostri gusti, i nostri dati personali, le nostre chat e i siti che visitiamo, per poi venderli al miglior offerente, Google si tiene tutto per sé ed elabora le statistiche allo scopo di migliorare i suoi servizi, che se messi insieme comprendono metà della rete. Non sono le aziende di marketing che comprano database a Google, è in contrario, è Big G a vendere il servizio di pubblicità "adsense" a queste aziende.

Facciamo un esempio. Se ho un negozio di scaffalature e voglio promozionarlo in internet, utilizzando adsense io pagherò a Google per farmi pubblicità, è G si occuperà di piazzarla davanti agli utenti che cercano scaffali, che discutono di comodini nelle loro chat e mail e che guardano video di come costruire qualcosa col legno. Diverso è il discorso di Facebook. In quel caso una multinazionale di scaffalature, metti IKEA, potrebbe comprare a Facebook un intero database di informazioni per poi fare studi di marketing da sola. Quindi, se questo "Don't be evil" è riferito al trattamento dei nostri dati, c'è da crederli, ne va del loro guadagno.*

Non so cosa sia più inquietante. Paradossalmente la prospettiva di Google è più “sicura”, se non fosse che prima o poi cambierà padrone, e se un sapere simile cade nelle mani sbagliate – a patto che non lo fosse/sia già – saremmo tutti in scenari orwelliani.

Cosa potrebbe succedere, mi chiedo, se un giorno Google stipulasse un accordo con i governi per dare a loro tutte queste informazioni? Ormai sia Facebook e Google sanno il tuo vero nome, e le tue informazioni, dopotutto, sono "merce" ai loro occhi. Ma di questo ne parleremo nel prossimo articolo. A presto :)

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Edit: Come specificato nel commento 3, io credo nel "don't be evil" ma non significa che mi fidi e che per questo io debba dare tutti i miei dati a Google, anzi, un potere ed un controllo talmente grossi non fanno presagire niente di buono.


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