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L'onorevole Dambruoso e le tribù dei blogger

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Ho appena finito di leggere il saggio On Liberty, e vorrei proporvi questo breve passaggio che si trova nelle ultime pagine (i grassetti sono miei):
«Strettamente interdipendenti - operanti un sistema che, come tutti i sistemi, funziona necessariamente in larga misura grazie a regole fisse –, i funzionari sono costantemente tentati di cedere all'indolenza della routine o, se talvolta abbandonano la monotonia del loro lavoro, di lanciarsi in qualche iniziativa informe e poco meditata che ha colpito la fantasia di un membro importante della gerarchia;...»
Sebbene John Stuart Mill abbia scritto quelle righe nel 1859 riferendosi ad un contesto ben preciso*, non posso fare a meno di pensare alla nuova proposta di legge sulla stampa e la diffamazione, una iniziativa informe e poco meditata, che il funzionario (ex magistrato oggi parlamentare) Stefano Dambruoso &co porta avanti grazie alla fantasia di un membro importante della gerarchia [inserite: Boldrini, Grasso, ecc].

Continua Mill:
«...; e il solo ostacolo a queste tendenze strettamente connesse anche se apparentemente opposte, il solo stimolo che può mantenere ad alti livelli le capacità dell'entità complessiva, è l'essere sottoposti all'attento vaglio critico di gruppi ad essa esterni e di uguale capacità.»
Tale proposta di legge tocca per l'ennesima volta un punto che ormai è diventato consuetudine: Blog e siti internet trattati alla stregua della Stampa e i media tradizionali, sopratutto per quel che riguarda il reato di diffamazione.

Per dirla alla Mill, i funzionari hanno seguito la loro tendenza conservatrice e si sono lanciati in una iniziativa che ostacola l'unico rimedio alla suddetta tendenza di auto-protezione ai danni della libertà di espressione degli individui in uno stato democratico. Vale a dire che la loro legge diffida e offre pochi incentivi a blog e siti internet - i posti in cui, oggigiorno, più di ogni altro luogo in Italia - i funzionari vengono sottoposti all'attento vaglio critico di gruppi esterni al potere.

Già per un uomo del 1800 come Mill tale prospettiva è dannosa. Ma a quanto pare per tanti funzionari del governo non lo è, perché secondo loro internet è poco regolato, o almeno carente delle regole fisse di cui è fatto il loro sistema. Il che è di per se falso e lo ribadisce ogni volta Stefano Rodotà.

Tuttavia, Il dialogo tra Stefano Dambruoso e Massimo Mantellini è la prova che il funzionario ha una visione della rete esagerata (e date le sue recenti dichiarazioni penso che sia un'esagerazione non solo dettata dall'ignoranza ma pure da interessi politici).

Dambruoso afferma una cosa palesemente assurda. sostiene che Il titolare di un blog goda  "sovente dello stesso spazio, della stessa posizione, della medesima credibilità" di una testata giornalistica.

Ora, Visibilità nel linguaggio dei media è legato al numero di lettori/spettatori a cui si può arrivare. Quindi la maggior parte dei blog non gode della stessa visibilità di una testata. Tutti hanno la possibilità di essere visti, persino chi va in un bar e urla un insulto contro il governo può essere visto e sentito da 4 gatti in croce, e questo Dambruoso lo sa bene perché fa un esempio simile, ma sa bene che una certa esternazione a random in un bar non crea lo stesso effetto che la medesima esternazione scritta e pubblicata da Repubblica. Tale concetto vale (dovrebbe valere) nei confronti dei blog rispetto ai giornali.

Ma vedete, il problema di fondo l'ho capito solo oggi. Perché a detta dello stesso funzionario a radio 24, noi non siamo più soltanto cupi blogger, non siamo gruppi critici che possono essere utili al sistema, bensì delle tribù. E in quanto tali esterni del tutto al sistema. 
«Possiamo vivere in un Paese in cui si continua a intendere un blog in modo tribale, dove c’è la tribù dei blogger che non si può toccare?».

Ora, cosa fa un sistema con le tribù che si trovano al suo interno? le tiene isolate, cerca di imporle i propri codici e se non ci riesce le annienta. In quella frase pronunciata in radio trovate il senso della proposta di Dambruoso e il senso che tanti giornalisti e persone di potere hanno verso i blog e i siti internet. 

Riguardo ai suddetti Cupi Blogger che si comportano come delle tribu (almeno secondo politici e giornalisti) ho già scritto un semi-racconto (Libera Nos a Riotta) e tornerò a farlo perché c'è tanto da dire al riguardo. Ma vorrei lasciare ben chiaro una cosa. 

Non ho citato Marx, Bakunin o qualche filosofo per cui il solo schieramento politico potrebbe dare spazio a polemiche sterili ed arrampicate sugli specchi. Sto citando John S. Mill, che evidentemente già nel 1859 si era reso conto dei pericoli della democrazia e - a me piace pensare - se oggi avesse discusso con Dambruoso l'avrebbe mandato affanculo (dati i tempi, l'avrebbe scritto tristemente sul suo blog).

Cito proprio Mill a dimostrazione del fatto che le obbiezioni di Dambruoso sono argomentate talmente male e con così poca intelligenza che si possono smontare proprio con i suoi argomenti e le sue premesse "liberali" (perché di liberale, tale legge, ha ben poco).

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* Nel contesto, per chi fosse interessato, Mill faceva diretta enfasi sul pericolo possibile che lo stato potesse assorbire le maggiori capacità del paese (e quindi le migliori menti  individuali) facendo in modo di creare una macchina burocratica che rendesse nulla la vitalità dei singoli individui (anche perché quest'ultimi aspirerebbero a diventarne parte e non potrebbero fare niente senza il permesso e le regole dettate da tale burocrazia).

PS: [off topic] tra pochi giorni Google Reader smetterà di esistere, se siete abbonati ai feed del blog ricordatevi di cambiare client, e nel cambiarlo potreste fare finta di esservi scordato il mio sarebbe un ottima scusa (io lo farei).


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