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FLOSS e Capitalismo

Di accuse perditempo e argomenti che non volete capire

Dopo l'ultimo post ho ricevuto accuse ed obbiezioni che sinceramente non mi sorprendono più, però ringrazio chi me le ha fatte così come ringrazio chi scrive un commento perché discutere è sempre interessante, se hai il tempo e la voglia di farlo, ti aiuta a chiarire le idee.

Il problema è che il post di 5 giorni fa illustrava una semplice e breve perplessità: L'azienda di un multimilionario che fino al giorno d'oggi si è dedicata a produrre software open (con eccezioni), adesso chiede la modica somma di 32 milioni di euro per produrre hardware. Da questa premessa ho ipotizzato il motivo per cui abbiano fatto un crowdfunding. Tutto qui.

Ora, l'accusa più bella è quella secondo cui io faccio dei flame per attirare visite. Sapeste quante misere visite raccolgo ogni volta che faccio un post su linux? comparati ai post di Grillo non c'è paragone, quindi è un'accusa che lascia il tempo che trova.

La scusa più ricorrente invece, che ormai salta fuori ogni volta che si critica Canonical, è quella secondo cui "tu non sai e non capisci che il contributo maggiore al software libero da parte di Canonical è quello di aver attirato utenti", basata sulla convinzione che "più utenti = più feedback". Questa argomentazione a favore di Canonical è un mito che andrebbe demolito o spiegato meglio:

La Legge di Linus

In un modello di sviluppo open source, a Bazaar, vigerebbe la cosiddetta legge di Linus: "Dato un numero sufficiente di occhi, tutti i bug vengono a galla", il suo significato è dovuto al fatto che un software open permette ai programmatori di controllare il codice in libertà e quindi potenzialmente più persone si trovano a contatto col codice più persone riescono ad individuare e risolvere i bug.

Io dico che questa, "Legge di Linus" però vale a livello indiretto pure per il modello di sviluppo proprietario, a Cattedrale. Ed è semplice capirlo: quando gioco Dota2 su Steam e trovo un bug posso scrivere un post sul forum segnalando il problema, e i programmatori nel vederlo se ne occupano. È pur sempre feedback di un utente, indiretto ma lo è.

Forse ora è chiaro che la differenza tra l'Open e Closed non sta nel feedback indiretto che l'utente ti può portare, ma nel feedback diretto, nel programmatore che ti invia una patch pronta perché è riuscito a controllare l'interno del programma.

Dunque mi chiedo, se Ubuntu è una distro che punta al cosiddetto "essere umano", e per essere umano si intende l'utente normale, non il solito utente smanettone/programmatore, quanto "feedback" diretto potrà ricevere? E seguendo con questo ragionamento è ancora valido dire che "il contributo di Canonical è aver fatto conoscere linux alle masse"? Io direi di no.

Non fraintendetemi, va benissimo far conoscere Gnu/Linux alle masse, ma questo non ti porta "più feedback", sopratutto non feedback diretto. Ti porterà una marea di utenti che aumenteranno la domanda, e tu avrai un'offerta sempre più ambita, ma la "Legge di Linus" qui vale quanto può valere per un programma proprietario. E per carità non venite a dirmi che devo ringraziare Canonical per questo. Cos'è, ringraziamo La Casa del Parroco perché ci ha riempiti i forum? State scherzando.

Ma torniamo a parlare di un caso interessante di Feedback Diretto che solo l'Open Source ti può rimediare.

Martín Albisetti e il caso di Ubuntu One

Il 7 Ottobre 2010 Albisetti scrisse un post elogiando l'open source perché un utente gli aveva inviato una patch pronta per il client di Ubuntu One. Gli fecero notare che la cosa era parecchio ironica, considerando che il programma è closed a livello server, quindi gli dissero "elogi l'open source parlando di Ubuntu One?". Io stesso nei commenti gli chiesi esplicitamente: "Ubuntu One è interamente open?"... lui mi rispose dicendo che trovava ironico che io usassi Gmail... risposta che lascia il tempo che trova, e tuttavia trovo la faccenda molto significativa.

Per esempio, non solo uso Gmail e Blogger, uso pure Dropbox. Sapete qual è la differenza tra Dropbox e Ubuntu One? che il primo, per quanto mi riguarda, è un progetto che non ha mai detto che voleva lavorare e supportare il Free Software. Almeno io ho sempre saputo che Dropbox era proprietario sin dall'inizio.

Quindi come funziona con Canonical? Vuole i vantaggi del open source (il feedback diretto per il client del suo programma), ma vuole pure i vantaggi del closed source (il programma chiuso a livello server), e per fare questo deve rincarare la dose di marketing con tutta la pubblicità pro-open possibile, perché almeno nelle apparenze deve sembrare che supporta il FLOSS.

Interessante, non trovate? Io trovo che questa faccenda ci può far capire quanto Canonical ci sguazzi male in un mercato che, forse non vuole, ma di cui non può fare a meno:

Il FLOSS e il Capitalismo

Ecco allora che Ubuntu One dimostra una cosa importante, già affrontata in parte in passato (Il Mercato Colpisce Ancora), ma è qualcosa che molti evidentemente fanno finta di non vedere: il FLOSS non è adatto per competere sul mercato odierno. O meglio, non puoi diventare competitivo sul mercato se produci soltanto FLOSS.

Per dire questo tocca ripassare brevissimamente l'ABC di marxista memoria:

Oggigiorno, il sistema con cui si regge il mercato è capitalista, e fin qui niente di nuovo. Ossia, il mercato si basa sulla proprietà privata. D'altronde è grazie a quest'ultima se il privato cittadino può accumulare ricchezza. Quindi Bill Gates ha venduto il suo software a te, e tu l'hai comprato diretta o indirettamente, facendogli arrivare dei soldi in tasca. Semplice. Grazie alla proprietà privata tu puoi avere l'esclusiva del tuo prodotto, ed avendo l'esclusiva puoi diventare competitivo per il mercato. Spero che fin qui questi concetti siano chiari perché ora arriva il bello.

Intanto, potreste obbiettare giustamente che il FLOSS non ha mai avuto la pretesa di sconfiggere il mercato, e questo è vero in parte, ma è qui che arriva l'azienda di Shuttleworth con la premessa e il paradigma secondo cui bisogna sconfiggere la posizione di Microsoft sul mercato. Avviando una parvenza di rivoluzione che in realtà non c'è mai stata:

Perché Ubuntu One è un programma nel complesso proprietario? Semplice: Se domani Canonical rilasciasse i sorgenti del server Ubuntu One il prodotto non sarebbe così competitivo. Proprio perché il mercato in cui Canonical ci sguazza è capitalista, si basa sulla proprietà privata, sui copyright e i brevetti.

Quindi come potete vedere da voi stessi il "Business Model" di Canonica è buggato. C'è un'incongruenza nell'intero "sistema" che Canonical vuole portare avanti. Il mio dubbio è che questo La Casal del Parroco lo sappia benissimo, ma vada avanti lo stesso.

Della serie "io sono per il FLOSS, credetemi, però produco un programma closed che se no non posso essere competitivo."; Ora, voi potete anche avere la speranza che Canonical stia combattendo col suo business model per cambiare questo sistema, ma io quella speranza non ce l'ho più (non so se l'abbia mai avuta).

Perché in parole povere, non si può combattere il sistema capitalista con le sue stesse armi, finisci per soccombere. 

Cosa rappresentano quei discorsi sui "compromessi" ogni volta che Shuttleworth &co devono difendere le proprie scelte? sono sintomi dell'essere succubi di quel sistema. Ogni volta che si giustificano, che fanno accordi con Amazon mettendo a repentaglio la privacy dei suoi utenti, ogni volta che vi prendono per il culo con concetti insulsi, tipo la "user experience", che rispondono alle critiche adducendo agli haters e ci danno degli estremisti, ogni volta non fanno altro che dimostrare di essere succubi di quel sistema che tanto vogliono combattere.

E non credete che io ci goda quando dico questo, mi dispiace, ma sono convinto che di questo passo la deriva peggiorerà. Oggi producono un software chiuso a livello server, domani producono hardware closed (e non è colpa loro perché anche volendo non possono produrlo open) e dopodomani fanno accordi con la Microsoft. Oh, wait...

È per questo che sostengo che il Canonical offra un palliativo e non proponga nessuna alternativa originale, con buona pace del suo business model e i discorsi del Parroco. Canonical è da paragonare al M5S perché non porta nessuna rivoluzione.

Alternative? 

Forse si può affrontare il problema da un altro paradigma e posizione. E non si tratta di fare guerra agli utenti e di questionare cosa usiamo ognuno nel privato. 

FLOSS nella PA e nella Scuola sono già un buon inizio. Pretendere che in un sistema democratico lo Stato spinga in modo abbastanza "socialista" per utilizzare FLOSS nell'ambito pubblico è il minimo. Altri dettagli su un meccanismo del genere li ho scritti qui: Il Circolo Vizioso del Software Proprietario

Fatto sta che la via intrapresa da Canonical, quel Business Model che vi può sembrare molto perfetto, per me alla lunga non funziona, o meglio, funziona ma modifica il fine che vuole raggiungere. Lo sta già facendo. Poi a voi la scelta, bisognerebbe imparare a distinguere che diffondere un minimo la consapevolezza di sapere cos'è il free software è diverso da volerlo in "ogni casa" facendo pubblicità a ad una azienda che lucra con discorsi sul Free Software per tirare acqua solo al suo mulino.

Foto: Floppy Disk Portrait by Nick Gentry


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