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La Tour Paris 13 - o la più grande galleria di Street Art che stanno per demolire

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Parigi mi piace tantissimo, la trovo particolarmente nostalgica perché la sua architettura e il suo impianto urbano mi fanno tornare in mente certi posti di Capital Federal in Buenos Aires, e non è un caso visto che in Argentina ad inizi del 900 sono stati chiamati degli urbanisti francesi per ristrutturare la città. Solo che ho sempre visto Parigi come la versione "pulita" di Baires, o almeno pensi che sia pulita finché il pullman che ti porta dall'aeroporto al centro non vi lascia a Porte Maillot, nel futuro rispetto al tuo ostello, e vi dovete fare tutta la strada a piedi perché sono quasi le due del mattino, avete fame, volete vedere la città e dite massì che sarà mai 7 km. Insomma pensavi che fosse pulita perché a quel punto scopri che Parigi ha degli abitanti notturni: I ratti. Un sacco di ratti. Escono dalle fottute fogne.

Ma lunghi dell'entrare nell'annoso dibattito contemporaneo del perché gli scoiattoli sì e i ratti no, taglio la testa al toro e vi dico subito che noi a Parigi ci siamo andati per un motivo ben preciso: La Tour Paris 13.

A tal proposito siamo partiti un lunedì sera e siamo tornati il mercoledì pomeriggio, era metà Ottobre, e il clima non era freddo. In totale ci siamo stati un giorno e mezzo, di cui 7 ore sono state impiegate da La Tour 13, ma andiamo per parti.

Chi

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Space Invader ci da il benvenuto
nella via dell'albergo
Sono andato con due amici, che d'ora in poi chiameremo Amico Manuel e Amico Davide.

Manuel sta facendo una tesi per laurearsi in legge proprio sulla Street Art e le controversie legali che ne derivano, a Davide invece della Street Art gliene frega poco e nulla, ma ha colto la palla al balzo ed è venuto con noi perché un volo a 30 euro andata e ritorno era abbastanza conveniente. Considerando le ore di fila e tutto il resto per entrare a La Tour va detto che Davide è riuscito a godersi Parigi per un giorno, mentre noi siamo andati a Parigi apposta solo per vedere la Tour.



Non è bella?

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Che cos'è la Tour Paris 13

La Tour Paris 13 è ciò che chiamerei una "galleria di Street Art" situata lungo La Senna, tra la Biblioteca Nazionale di Parigi e la Cité de la Mode et du Design. Ora, dire che è una galleria di Street Art sembrerebbe una contraddizione in termini se non fosse che La Tour 13 è un palazzo di 9 piani destinato alla demolizione, pressappoco imminente. Demolizione che gli conferisce una componente effimera, tipica dell'arte di strada. Ecco il sito ufficiale.


Dopo aver ottenuto i permessi necessari Mehdi Ben Cheikh della Galerie Itinerrance e Christian Omodeo di Le Grand Jeu hanno chiamato 100 artisti di strada provenienti da tutto il mondo per dargli a disposizione 9 piani di un edificio, 36 appartamenti da utilizzare mo' di canvas sin dal Marzo 2013.

Perché? Per diversi motivi. In primis perché anche le aree urbane più degradate possono tornare in auge con l'arte di strada, oppure perché era un'ottima occasione di allestire una galleria di arte effimera, di mandare un messaggio, di dire che la Street Art è una forma d'arte nonostante essa sia combattuta e snobbata dai governi, da una parte della società e dalla critica che non capisce come possa nascere un movimento artistico di così lunga scala senza un manifesto ben definito. Insomma, quel che è venuto fuori è probabilmente la più grande galleria di street art mai messa in scena.

L'edificio è stato aperto per un intero mese, appunto il mese di Ottobre, e dal 1 Novembre ha chiuso le porte lasciando solo un sito web e un compito per "salvarla", accedendo al sito per 10 giorni e ridando colore alle immagini in bianco e nero. 

Non ha finanziamenti pubblici né sponsor privati, non si trovano telecamere o eccessivi controlli di sicurezza (ci hanno chiesto solo di aprire lo zaino, forse per controllare che tu non abbia delle bombolette e imbratti i muri), si è da soli con le opere all'interno di ogni stanza. E proprio per garantire la buona riuscita potevano entrare circa 49 persone alla volta. Il che significa che una volta entrate le prime 49 persone bisognava aspettare che facessero i 9 piani e mano a mano che uscivano fare entrare gli altri in fila.


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L'attesa

Cinque ore e mezza di attesa. Per una fila lunga forse meno di 200 metri.

Siamo arrivati alle 11.40, in fila, e siamo entrati alle 17.10 circa.

A tal proposito e per illustrare meglio l'attesa ho creato uno Storify a mo' di Spin-off. Così potrete vedere gli scatti dell'edificio dal di fuori che ho pubblicato mano a mano che avanzava la fila.

Ora vi starete chiedendo, ne è valsa la pena? Sì. Cazzo, sì.

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L'interno

Trovo che per percorrere i 9 piani ci vorrebbero 4 ore come minimo, così giusto per godersi al meglio ogni stanza, ogni dettaglio, per apprezzare al meglio ogni segno e stile diverso. Tuttavia c'era un'imposizione nei cartelli all'ingresso che diceva "tempo massimo di percorrenza 1 ora, pensate anche agli altri". Il che è giusto. Ma vi posso garantire che dopo 5:30 ore di fila, essendo venuti dall'Italia apposta per vederla, l'altruismo passa in secondo piano. Detto ciò, siamo solo stati un po' più di un'ora, ma niente di che.

Ecco a voi le foto. Appena entrati ci siamo trovati davanti a queste:

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Poi si sale l'ascensore fino al nono piano e ci si trova davanti a questo spettacolo:

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È piena di stili diversi, la parola Light è fatta con bombolette appiccicate e attaccate tutte insieme.

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Il terzo piano è stato assegnato a Le Gran Jeu, e devo dire che, parere personale, assieme al sesto e secondo piano lo trovo uno dei più belli. 

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Ora voi immaginatevi una stanza tutta dipinta, quando all'improvviso vi trovate davanti ad un muro con un buco. Ecco.

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«ho pensato di fare una cosa molto diversa, di chiudere questo appartamento con una porta e farlo scomparire dal resto della casa, e mettere un piccolo buco, come se fosse un un buco della chiave per spiare dentro questa stanza, che non sarà più una stanza ma un luogo della mia mente, della mia fantasia» - Etnik (qui il video in cui spiega il processo creativo e lo si vede all'opera)

E poi c'era C215 coi suoi gattini, lavori di Alexandre Farto (che crea opere scrostando le pareti), Inti, lavori interamente fatti con gessetti e conigli vari

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Siamo usciti dalla Tour quando era ormai buio. La prima cosa che abbiamo fatto è stata andare in bagno, la seconda prenderci una birra. Vi lascio con qualche foto della strada, un pezzo di Alexandre Farto e uno di C215 che abbiamo trovati nei paraggi tornando all'albergo.

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Progetto collettivo e documentario

La Tour Paris 13 è anche un progetto collettivo. Una volta chiuse le porte, a inizio novembre, è iniziato il "salvataggio" su internet, dove gli utenti potevano salvare le pagine pixel dopo pixel. Il processo è durato 10 giorni dopo i quali il sito è tornato attivo, ma quel che vedrete sono solo le foto che gli internauti hanno salvato. Ed infine, da Marzo hanno iniziato le riprese per un documentario di 52' e le stanno concludendo ora mentre demoliscono la torre, demolizione iniziata l'altro ieri, almeno stando alle informazioni che circolano su twitter con l'hashtag #tourparis13. Il documentario verrà trasmesso nel 2014 in Francia.

A questo punto non posso che salutarvi e se siete avidi di altre foto potete consultare il sito ufficiale dove troverete dei video che riprendono gli artisti in opera oltre a qualche intervista. Alla presto!

Ringraziamenti speciali a @Miaotsetung per le preziosissime dritte che ci ha dato stando a Parigi, all'amico Manuel per le foto, all'amico Davide per essere venuto con noi, e chiediamo scusa al ragazzo giapponese che abbiamo svegliato in albergo alle 3 del mattino e ci sembrava un po' confuso, sumimasen.


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