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Renzi il "parresiasta"

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Non appena ho sentito la parola "parresia" uscire dalle labbra di Matteo Renzi ho avuto quella sensazione che provi quando senti dire ad un politico "io non sarò premier senza elezioni" e il giorno dopo lo vedi salire al Quirinale per prendere la carica. Senza elezioni. Ecco, quando disse "parresia", due settimane fa, mi sono sentito così. Avevo intenzione di scriverci qualcosa al riguardo ma Christian Raimo è stato più veloce di me. Mi ha "fottuto" l'idea sì, ma l'ha scritto meglio di come avessi potuto fare io. Quindi Christian sei salvo, altrimenti pubblicavo un post con la tua faccia e il titolo "cosa ne pensate di questo qui?", lasciando il giudizio all'espressione webpopolare e cacciandoti da questo reality.

Parresia e Phronesis

Sostiene Umberto Galimberti che non è un caso se la cultura occidentale ha perso le tracce della parola parresia:
«... La parola parresia compare per la prima volta in Euripide (V secolo avanti Cristo), ricorre in tutto il mondo letterario greco fin nei testi patristici del V secolo dopo Cristo, e per l' ultima volta in Giovanni Crisostomo. Da allora se ne perdono le tracce e, con le tracce, anche il coraggio di "dire la verità". Ma perché Foucault parla di coraggio? Gli antichi greci avevano stabilito che per dire la verità occorre "dire tutto" ciò che si ha in mente. La stessa etimologia della parola parresia rinvia a pan (tutto) e rhema (ciò che viene detto). Nella parresia si suppone che non ci sia differenza tra ciò che uno pensa e ciò che dice. L' esatto contrario della virtù di Ulisse che i greci chiamavano phronesis e noi, scorrettamente, ma forse coerentemente con la nostra indole, traduciamo con astuzia.»
Il concetto di phronesis si sviluppa dopo Platone, con Aristotele, e non è di per sé un male perché ha pure dei lati positivi, ma viene contrapposto alla parresia. Nel mondo occidentale la phronesis ha vinto, ed ha pervaso tutta la cultura, compresa la politica. Non a caso scrive Christian Raimo all'indomani del discorso in cui Renzi si proponeva per fare il Primo Ministro (13 Febbraio):
«ieri Matteo Renzi ha invocato per il suo gesto sfrontato la “parresia”. [...] Ma. Darsi del parresiaste è una figura retorica che è, agli occhi di chi lo ascolta, un doppio azzardo, che sa di gioco sporco. Il paressiaste [sic] dice Foucault nel suo Corso al Collège de France “è sempre meno potente della persona con cui sta parlando”. Il suo obbligo a dire la verità, il suo dovere morale comporta sempre un rischio: è nei fatti, per Foucault, la premessa per la politica, la precondizione perché nella politica passi un discorso di verità. L’Apologia di Socrate per certi versi è un esempio di parresia. Ma Socrate, dopo aver detto ciò che pensava sinceramente di fronte all’assemblea, va incontro al suo destino di morte. Il Vangelo di Giovanni cita più volte la parresia di Cristo, ma Gesù Cristo dopo aver predicato nelle piazze – non nei sinedri – accetta la crocifissione. Insomma, a mia memoria, non ci sono molti parresiasti che chiedono compattamente un voto che sfiduci il governo dopo mesi di manovre sotterranee

Appunto, non ci sono perché queste manovre sono frutto di una phronesis ben ragionata. E aggiungo: parresiasta è Maradona ogni volta che apre bocca e dice quel che pensa direttamente, ed è lo stesso motivo per cui vi sta antipatico. Parresiasta è quel amico insopportabile che dice quello che pensa quando lo pensa e non è un caso che siano rari e che pochi lo vogliano tra i piedi. Parresiasta era appunto Socrate, quando ribadisce a Critone, con molto sdegno, le ragioni già espresse nell'Apologia sul perché non accetta l'opportunità di fuggire dal carcere, poiché la sua virtù andava a braccetto con la coerenza e sarebbe stato abbastanza incoerente, nonché diseducativo, sottrarsi alla legge dopo aver professato la loro ubbidienza. Ecco cos'è un parresiasta ed ecco qual è la fine che fa di solito.

Ma Renzi... se fossimo nella guerra di Troya Renzi avrebbe regalato un cavallo di legno al miope condottiero troyano Enrico Letta, con una cartolina e la dedica "stai sereno Enrico". Renzi incarna il concetto di phronesis descritto da Galimberti. Renzi è quello che scrive un bigliettino con cose sensate ad un esponente del M5S perché sa che questo lo renderà pubblico. Incarna quel fare politico del tutto degno di D'Alema con la novità favorevole dei tempi di fare discorsi "semplici" e pieni slogan ad effetto. No, smettetela, Renzi non dice le cose chiaramente. Renzi pronuncia frasi assolutamente vaghe e semplicistiche. Sarebbe #lavoltabuona perché lo ammetteste. Uscite dal "Truman show", qualunque cosa cazzo significhi.

Fuggire dal carcere per Socrate sarebbe stato come sottrarsi improvvisamente alla legittimazione popolare per diventare Premier in fretta, dopo aver professato e raggiunto il proprio status ribadendo che non avrebbe fatto a meno di quella "legittimazione popolare" tanto acclamata.

E non mi interessa veramente nulla del fatto che tecnicamente, "se ci appelliamo alla costituzione", poteva farlo. Perché la politica non è solo tecnica. Chi ha cercato e cerca di giustificare i modi di Renzi con le sue apparenti ragioni non fa altro che far passare l'idea - coscientemente o no - che il fine giustifica i mezzi. È davvero nauseante dover sentire giustificazioni dietro la retorica del "fare" che nel frattempo è diventata quella di "fare in fretta".

Molti articoli o critiche rientrano comunque in questo filone "giustificatorio", tra cui quello di Francesco Costa che sebbene abbia cercato di capire e non di giustificare, fa passare in secondo piano i modi alle ragioni. Qualcosa secondo me sbagliato perché le ragioni del politico resteranno sempre ipotetiche.

La personalizzazione in politica, Renziani e Grillini

Questo è successo pochi giorni fa. Ora copro il nome perché non è un attaco alla persona ma alla prassi, una prassi tipicamente grillina:

grillini-renziani-risposte-su-Renzi

Insomma uno commenta un link dicendo che il "governo Renzi" è di destra e la risposta, arrivata dopo un breve istante (il radar fa un bip), è stata in difesa della persona Renzi (il radar fa due bip), dicendo che "i problemi della povera gente" non sono né di destra né di sinistra (Allarme!) e in fondo ammettendo di non aver letto l'articolo (definitivamente un fan) ma che il suo intento era quello di "dare fiducia; persona che sta tentando; fuori dal melmaio..." insomma, abbiamo capito.

Questa non è la prima nell'ultima risposta del genere che ricevo in difesa di Renzi. Qualcuno mi spiega la differenza tra questo renziano ed un grillino? Ah, la personalizzazione in politica e le sue conseguenze.

Tra Grillo e Renzi

Ultimamente sento critiche che mettono a confronto Berlusconi e Grillo o Berlusconi e Renzi come due personaggi che si susseguono senza un nesso causa effetto. Il senso è più o meno espresso in questo modo:
"Non ci bastavano 20 anni di Berlusconismo che ora ci tocca pure Grillo/Renzi"
È un paradigma sbagliato perché l'uno è causa dell'altro. Grillo (come Renzi) sfrutta l'eredità del berlusconismo e non ci sarebbe senza. Sono figli di un ventennio berlusconiano, il senso dovrebbe essere:
"vent'anni di Berlusconi hanno generato Grillo/Renzi".
Non è comunque un caso che entrambi siano paragonati a Berlusconi, l'attore uscente. Infatti trovo che il vero scontro sia/sarà tra il M5S e il PD, e c'è una costante che non è cambiata nonostante il nuovo governo: Il PD continua a regalare consenso al M5S. Ed è il peggior danno che il PD possa fare oggi all'Italia.

Quel che voglio dire è che nonostante Renzi sia uscito "bene" in confronto al M5S nelle vicende delle ultime settimane, nutro dei grossi dubbi che a lungo termine possa uscire "indenne".

Considerando che il frame di Grillo parte sempre da una stessa concezione semplicistica: destra e sinistra sono uguali, casta colpevole, media traditori parte della casta, ed altri argomenti populisti che accomunavano tutti, sì può dire che Renzi era partito in condizioni abbastanza "intoccabili" per Grillo. Ma col tempo - sempre stando al frame di Grillo - si è "sporcato", ha fatto un accordo con Berlusconi e poi è salito alla carica di premier con le larghe intese che in campagna elettorale condannava, così come condannava Alfano ministro, ma ora l'ha dovuto fare ministro per forza di cose, ed altre ragioni elencate da Alessandro Gilioli qui.

Ora per noi, che vediamo gli accadimenti politici di queste due settimane vicini, Renzi è uscito bene. Ma il tempo passa, ed il frame di Grillo è ancora ben saldo: Renzi = Casta. A tutto ciò aggiungiamo il fatto che l'elettorato, se un giorno si andrà a votare, verrà più mosso da questo frame a lungo termine che dalle brevi questioni dei bigliettini di cui ci scorderemo tra un mese. E se le premesse del governo Renzi sono tutte qui io dubito che possa arrivare al 2018 in modo "pulito". O che possa riscattarsi da queste accuse che Grillo li muove.

Ma solo il tempo ce lo dirà e intanto Renzi ha promesso riforme a non finire, con la fretta e la parresia che lo contraddistinguono.

Foto: cortesia di @CaniAndPorci e @Demerzelev (a cui non ho chiesto il permesso ma mi comporto come se fosse una licenza CreativeCommons)


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