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Perché la religione non è la causa

Mi piacerebbe condividere con voi questo video — pubblicato 1 mese fa — girato da Sergio de Pazos e Bruno Teixidor. Dal mio punto di vista è un materiale ineccepibile nel metodo e abbastanza neutro nei contenuti tranne quando dichiarato, verso la fine. Potete scegliere i sottotitoli in italiano cliccando in basso a destra. Buona visione.



Al di là dei limiti che può avere una lezione di storia veloce e semplificata come questa, chiunque dopo averla capita può affermare che in queste situazioni il fattore principale non è la religione, non lo è mai stato neppure nelle crociate, non lo è neppure nel conflitto Israele-Palestina e non lo è neanche adesso.

Linguisti e sociologi decisamente più illustri di me — Lakoff e meglio ancora Entman — hanno capito che quando definiamo un problema in realtà stiamo trovando a monte una causa, e la soluzione proposta sarà estremamente condizionata da questa (teoria del framing). In altre parole, chiunque insinui o dica che questa è una guerra di religione, chiunque vi dica che L'ISIS è contro il nostro stile di vita, e appiattisca il discorso in questo modo, proporrà in seguito una soluzione inutile. Dannosa dal punto di vista umano, rischiosa dal punto di vista politico e sbagliata dal punto di vista etico.

La buona fede non basta: gli appelli ai mussulmani moderati, gli appelli in chiave "adesso è ora che i mussulmani moderati si ribellino e si dissocino" sono prodotti dallo stesso schema di pensiero che vede la religione come causa. I Mussulmani non devono dissociarsi di nulla. Sarebbe come chiedere agli italiani di dissociarsi dalla mafia. Mi sembra assurdo.

Esempio (Il PD come al solito eh):


A dimostrazione del fatto che non solo gli xenofobi stanno diffondendo questo schema. Retorica insidiosa e fallace, criticata già nel 2011 da Charb, ex direttore di Charlie Hebdo rimasto ucciso il 7 Gennaio:

«Ci si preoccupa di vedere i "musulmani moderati" in Francia non reagire: questo non succede perché non ci sono musulmani moderati in Francia. Non ci sono affatto "musulmani": ci sono persone di cultura musulmana, che rispettano il ramadan come io posso festeggiare il Natale e mangiare tacchino con i miei genitori. Ma non per questo, in tanto che musulmani moderati, devono prendere posizione contro l'Islam radicale. Non sono "musulmani moderati", sono cittadini. [...] Quello che mi fa incazzare è che li si interroga sempre in qualità di "musulmani moderati". E' come se mi si dicesse "Reagisci in quanto di cattolico moderato". Non sono un cattolico moderato anche se sono battezzato. Non sono cattolico. Punto».

A questo punto vorrei tradurre per intero questa breve riflessione di un ricercatore politico di origini siriane, Nader Atassi, riportata qualche giorno fa anche da Vice Italia (in un articolo che evidenzia benissimo come gli xenofobi italiani, e non solo aggiungo io, stiano aiutando la propaganda del ISIS):

«Attacchi come quello di questa sera a Parigi sono commessi con lo scopo di fare scattare un contraccolpo islamofobo. Questa reazione negativa non è una conseguenza collaterale degli attacchi, ma fa parte della loro stessa logica. L'ISIS vuole una reazione islamofoba perché aiuta la sua narrazione secondo cui l'Islam e l'Occidente sono in guerra. Rafforzando e incoraggiando la destra xenofoba in Europa stanno rafforzando anche la loro propria visione del mondo. E la più tragica ironia è che questa reazione negativa potrebbe colpire proprio i rifugiati che stano fuggendo dal regime di terrore dell'ISIS. I Miei pensieri vanno a tutte le persone a Parigi stasera. Mi auguro che le forze che vogliono scatenare una "guerra di civiltà" vengano sconfitte.»

Parere del tutto personale: non ci vuole un genio per capire che lanciare 20 bombe su Raqqa forse non è la reazione migliore e rafforza il punto di vista del Daesh (aka ISIS). In fondo non è la prima volta che bombardano Raqqa, è dall'anno scorso che ci dicono che hanno bombardato il loro quartier generale, cosa possiamo concludere?

ISIS-Raqqa-attacchi-quartier-generale-reazione-francia

D'altronde, meno di un mese fa Renzi stringeva accordi con l'Arabia Saudita, alleata del Daesh. Tanto per fare un esempio. Il paradosso è così ridicolo che non lo nega neppure Famiglia Cristiana (che oltretutto ha prodotto una delle riflessioni più schiette e chiare di questi giorni) sì, Famiglia Cristiana la stessa rivista che è contraria ad Halloween perché la ritiene una "festa pagana":

«Solo l’altro giorno, il nostro premier Renzi (che come tutti ora parla di attacco all’umanità) era in Arabia Saudita a celebrare gli appalti raccolti presso il regime islamico più integralista, più legato all’Isis e più dedito al sostegno di tutte le forme di estremismo islamico del mondo. E nessuno, degli odierni balbettatori, ha speso una parola per ricordare (a Renzi come a tutti gli altri) che il denaro, a dispetto dei proverbi, qualche volta puzza. Perché la verità è questa: se vogliamo eliminare l’Isis, sappiamo benissimo quello che bisogna fare e a chi bisogna rivolgersi. Facciamoci piuttosto la domanda: vogliamo davvero eliminare l’Isis? E’ la nostra priorità? Poi guardiamoci intorno e diamoci una risposta. Ma che sia sincera, per favore. Di chiacchiere e bugie non se ne può più.»

Quindi conclusione banale, ma necessaria: la religione non è la causa, c'entra, ma non è il fattore principale. La religione è diventata una scusa, il conflitto è politico (geopolitico) e trovare la causa nella religione non fa altro che aiutare la propaganda politica del Daesh.

PS: e un consiglio, non fidatevi della stampa mainstream italiana.



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