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Lo Zen e l'arte di pararsi il culo

Premessa per me sottintesa eppure necessaria: faccio i nomi perché devo portare qualche esempio, niente di personale; faccio i nomi perché altrimenti questo sarebbe il solito post auto-assolutorio di tanti addetti al lavoro che la pensano come me, ma moderano i toni per svariati motivi; faccio i nomi, ma cerco di evidenziare un problema sistematico.

Prima Parte: se vuoi che la mia recensione sia positiva devi pagarmi

Leggiamo insieme l'illuminante status di un'influencer nostrana alle prese con alcune proposte aziendali:

marchetta-recensioni-finte-prodotti-influencer

Insomma se volete che Daniela ne parli bene dovete pagarla, più chiara di così non poteva essere. Certo nel riquadro evidenziato la parola recensione non è corretta, il termine giusto sarebbe marchetta. Se vuoi che ti faccia una marchetta devi pagarmi, ecco. Ci mancherebbe (pensate c'è chi lo fa gratis, per prestigio pare).

Ne ho già parlato a lungo qui (L'Universo Costanzo - La via lattea delle marchette italiane) e qui (Seconda Parte - Gli influencer colpiscono ancora).

Al di là delle aziende che si prestano ancora a queste tecniche, il dettaglio più divertente sono le scuse che gli influencer usano per giustificarsi. La migliore, signore e signori, è la seguente:
Ah ma come non l'avevate capito? È ovvio che faccio pubblicità
Dunque non ci vuole un genio: se i tuoi stessi follower si offendono quando sanno che ti fai pagare per scrivere pareri positivi, forse il rapporto che avevi con le aziende non era così chiaro, no?

No. A quanto pare dobbiamo sapere tutto sul marketing, dobbiamo essere informati e intuire la piega che ha preso questo settore:

pubblicità-recensioni-marketing-online-blogger

Mi sento preso in giro perché:

A) Nessuno sostiene che la pubblicità sul web debba essere gratis, il punto è un altro.

B) Eticamente un messaggio promozionale dietro pagamento (non specificato) si chiama pubblicità ingannevole. Indipendentemente dal mezzo.

C) No, nessuno che io conosca e abbia due dita di cervello si fa andare bene qualsiasi marketta in TV, anche perché la TV è il mezzo più regolato in materia e noi spettatori siamo più tutelati che sul web. Non è che la scritta in sovrimpressione "messaggio pubblicitario" viene inserita volentieri. Per non parlare degli anni di inconscio allenamento mentale che ci permettono di non essere più influenzati come una volta agli spot televisivi.

etica-professionale-social-media-manager

Ecco, ciò che non mi faccio andare bene sono le lezioni di marketing da una persona che mi sembra abbastanza intelligente da comprendere la differenza che lei stessa evidenzia, ma altrettanto ipocrita da far finta di non capire.

La cito come esempio perché le sue risposte sono identiche quelle che ho ricevuto per il post sull'Universo Costanzo. Anche lei, peraltro, apparteneva alla stessa sfera di influencer con dinamiche televisive di cui ho parlato in precedenza. Diventata nota per avere il miglior blog "eros" alla festa della rete, organizzata da Gianluca "abbiamo hackerato un hacker" Neri.

Ah però attenzione, correva l'anno 2009, ai tempi Neri non era indagato e la blogfest era nel suo periodo d'oro. Repubblica la chiamava "gli oscar della rete" e la nostra Daniela non era esperta di marketing, ma esperta di eros.
C'è la dottoressa Dania, esperta di eros e autrice del blog Malafemmina, che parla del tavolo dei relatori dell'Eroticamp - incontro organizzato all'interno del Blogfest e dedicato all'erotismo - Repubblica 2009 
E a dimostrazione del fatto che abbiamo a che fare con una persona intelligente, basta leggere cosa sosteneva anni fa sulla responsabilità nei confronti dei propri lettori.

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Che dire, sono sicuro che i suoi lettori non si aspettavano di certo "recensioni" dietro pagamento.

Ma capisco che non possiamo pretendere etica professionale da chiunque, d'altronde viviamo in un paese dove un giornalista sportivo si reinventa esperto in media e "innovazione" tecnologica, candida internet al Premio Nobel per la Pace e, anziché essere deriso dal mondo intero, il presidente del consiglio lo nomina "Digital Champion" italiano. Apposto, no?

A sto punto lasciamo perdere lei, è un pesce piccolo. Parliamo piuttosto di Riccardo Luna.

Seconda Parte: Il Dito e Riccardo Luna

Aaah Riccardo Luna... ogni volta che ti penso la mia faccia si illumina



Per chi non lo sapesse Digital Champion è una carica istituzionale, istituita nel 2012 dalla Commissione Europea, che si dovrebbe occupare di avviare e aiutare le istituzioni locali ad un processo di digitalizzazione. Non è un compito da sottovalutare. Peccato che Matteo Renzi abbia deciso di nominare il suo celebre scudiero Riccardo.

Non è un caso che Luna sia molto legato alla figura del presidente del consiglio. Di fatti entrambi hanno una qualità ricorrente, così come ce l'hanno anche i suoi amici Oscar Farinetti di Eataly o il finanziere Davide "limitare i diritti di sciopero ai lavoratori" Serra, tutti hanno in comune uno spiccato ottimismo che non vede ragioni: l'idea che per far ripartire l'Italia basti crederci.

Questo breve sunto di ottimismo renziano è stato eseguito proprio il giorno in cui Matteo Renzi ha conferito l'investitura di Campione Digitale a Luna e altri 100 "blogger" o personalità più famose che capaci per questo compito:


Ora, guardate bene questo video. Ditemi se non sembra quelle sessioni di autostima in cui un "mental coach" cerca di stimolare e influenzare i suoi spettatori. Forse il paragone non è calzante, perché in fondo il lavoro del mental coach può aiutare chi lo ascolta, invece qui Renzi sembra fare una televendita, dove il prodotto da vendere è questa nuova figura istituzionale, il digital champion, e dove in fin dei conti sta vendendo la sua stessa formula politica.

Torniamo quindi irrimediabilmente al ruolo del marchettaro, perché è questo che fanno Renzi, Riccardo Luna e compagnia varia: televendite della propria politica, dove la vostra moneta è il consenso che alla lunga potrebbe tramutarsi in un voto. Lo riscuoteranno alle urne, se mai ci sarà l'occasione.

Per capire a cosa sia servita la nomina e l'associazione DC, dovrebbe bastarci questa notizia: Digital Champions addio, nasce il movimento dei campioni digitali. Esatto, l'associazione in Italia non esiste più ed è diventata un movimento. Dunque se è un movimento deduco sia politico. Potete indovinare da soli che tipo di politica porterà avanti. Il cerchio si chiude.



Mi stupisco relativamente. In passato Luna è stato addirittura accusato su Wired (giornale che ha diretto) di aver lodato su Repubblica l'iniziativa di un istituto di credito di cui era consigliere; stessa cosa è successa quando esaltava il ministro in carica mentre nel contempo era consigliere del Miur. Tutto ciò senza farlo sapere ai lettori.

Lo Zen e l'arte di pararsi il culo non vede ragioni, è una tecnica millenaria. Potete trovarla sia nei post di gente che leggete spesso con piacere, potete trovarlo in dichiarazioni politiche dove i conflitti d'interesse diventano più subdoli.

Quindi la prossima volta, davanti alla recensione online di un blogger che crediamo sia sincero o davanti all'articolo di giornale che esalta la nuova proposta di governo, aumentiamo un po' la dose di scetticismo, che non si sa mai.



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