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Il Demogorgone renziano e il giornalismo italiano


Sappiate che ho impiegato più tempo a fare questa scritta basata sul logo di Stranger Things che a scrivere il post. Il che vi fa capire quanto io sia cretino, ma vi fa venire voglia di condividere il post all'istante. Tanto siamo ad agosto, chi ha voglia di leggere? (volevo anche aggiungere la musica della sigla ad inizio post, ma una voce sulla mia testa ha detto "sì, e poi?? offriamo pure il caffè a ogni lettore?").

Sabato sera Scanzi è finito nei Trending Topic di Twitter perché il suo post carico di insulti contro Filippo Sensi ha suscitato un'ondata di indignazione che, per carità, per quanto sia legittima e condivisibile, non fa altro che confermare quello che in tanti sappiamo di Scanzi da svariati anni a questa parte, così come ogni insulto personale conferma non tanto chi lo riceve quanto chi lo proferisce.

Quello che però trovo curioso è che alcuni tra i commentatori più indignati siano gli stessi sinceri democratici che chiudono un occhio quando lo scanzi si manifesta nella loro barricata politica. Insomma, tutta questa indignazione non la vedo quando Rondolino, Gramellini, Soncini, Riotta, Adinolfi, Rocca e tanti altri giornalisti italiani provocano o, peggio ancora, mentono.


Perché, se proprio vogliamo buttarla sui principi dei dibattiti democratici nella sfera pubblica, allora andrebbe detto che persino John Stuart Mill, nel suo saggio On Liberty, riconosce che un interlocutore che mente sapendo di mentire è peggio di chi attacca sul piano personale.

Certo, è più facile e più effimero indignarsi per un insulto personale che indignarsi per un insulto all'intelligenza, come quella volta che Salvini ha travolto dei manifestanti e questi in risposta gli hanno rotto il vetro della macchina.

Voi potrete chiedervi cosa c'entra, ma io ricordo ancora chi prese le difese di Salvini per convenienza e senza contestualizzare. Alcune di queste stesse persone ora si indignano per un insulto idiota e perditempo al loro collega Sensi, tralasciando il fatto ancora più grave che ha fatto scattare quegli insulti.

Quindi, come al solito, commentiamo la conseguenza quando ci conviene, ma mai la causa. Il politicamente corretto non c'entra. Come potrebbero parlare di politicamente corretto gli stessi renziani che rispondono alle critiche con termini come parrucconi, gufi e rosiconi?

Ad esempio, non ho visto tutta questa indignazione quando Gramellini è riuscito a racchiudere - in poche righe e basandosi sulla notizia errata secondo cui Pellè avrebbe guadagnato quanto Messi - una serie di offese notevoli: al calciatore, insinuando che il suo ruolo dovrebbe essere quello di pulire i cucchiai; a Di Maio per le sue cravatte; al popolo cinese per la loro impossibilità di pronunciare la lettera "R" e direi - a questo punto - all'intelligenza dei suoi lettori:

«...Ma guadagnerà anche come Messi e Ronaldo, che sono un tantino più forti di lui, e qui la presunta meritocrazia del mercato non c’entra. C’entra che Pellè si fa pagare carissimo la destinazione disagiata (il campionato cinese ha lo stesso fascino di una cravatta di Di Maio) [...] Ciò premesso, se un quotidiano di Shanghai in vena di sopravvalutazioni giornalistiche fosse disposto a sganciare un decimo della cifra, pagamento anticipato, potrei persino prendere in considerazione l’ipotesi di andarvi a scrivere il «Buongiolno» per un paio d’anni. E senza neanche ammorbare l’uditorio con le solite frasi fatte sull’esperienza stimolante e il bisogno di nuove sfide. Coi denari guadagnati ricompro Pellè e lo metto in cucina a lucidare cucchiai»

Non vedo tutta questa indignazione quando Rondolino scrive tweet come questi:
Per quelli che non lo conoscono, vi basti sapere che Rondolino era addirittura editorialista su Europa Quotidiano (giornale dove Sensi era vice direttore) e ora scrive sull'Unità renziana. Tweet come questi sono la norma.

Articoli, post e tweet del genere capitano spessissimo nel giornalismo italiano, e infatti Scanzi non è il solo provocatore 1. Sulla base di questo condivido le conclusioni di Mantellini al riguardo, il target medio di gran parte dell'editoria italiana è incentrato sui nostri più bassi istinti, Scanzi non è che la conseguenza. Tuttavia, dissento invece totalmente con la premessa del suo post. In fondo non è vero che l'attacco a Sensi fosse basato sul suo aspetto. La causa è un'altra, ed è molto più grave. 2

Stando a ciò che scrive Paola Zanca sul Fatto Quotidiano, Sensi ha inviato un messaggio su una chat dove "sono iscritti una quarantina di giornalisti delle agenzie di stampa", in cui - riporta Zanca - c'era scritto “Proviamo a menare Di Battista sul discorso della Libia ricordandogli l’Isis”.

La figura di merda è stata poi coperta da un successivo messaggio in cui sosteneva di avere sbagliato chat e che il messaggio fosse di un parlamentare. I see what you did there, Sensi.



Una gaffe del genere proprio nello stesso momento in cui Freccero, lamentandosi delle nomine RAI, ha parlato di SMS "vergognosi" da parte di Renzi, e ha letto qualche messaggio di Sensi in diretta a In Onda. Senza scordarsi che già a febbraio Sallusti ha detto di essere stato minacciato telefonicamente da Renzi per via di un articolo sulla ministra Boschi.

Ora, non so voi, ma se qualcuno dicesse in giro che minaccio la gente, o che mando messaggi minatori, un minimo di voglia di querelarlo, nonché di smentire la cosa, mi verrebbe. In questo caso, però, come fa notare Giulio Cavalli "Nessuno dei due [Freccero o Sallusti] è stato querelato, ovviamente. E sono molti quelli che danno di gomito raccontando altri aneddoti di questa natura precisando però di non potersi permettere di denunciarlo pubblicamente".

Insomma, a chi era indirizzato il messaggio di Sensi? Io ci vedo un bel conflitto d'interessi tra giornalismo e politica degno della DC. Perché in fondo il renzismo si manifesta così, è subdolo: a livello retorico è giovane e vuole 'asfaltare' e 'rottamare' la vecchia politica; nella prassi, però, usa tecniche vecchie e conservative.

Ecco allora una questione che di primo acchito sembrava una faccenda di gossip e ora inizia a delinearsi come una notizia. Soprattutto se consideriamo che, appena finirà l'estate, ci troveremo davanti a un referendum fortemente voluto dal governo renziano e vedremo un'enorme mole di propaganda al riguardo.




1. E non è neppure un caso che scriva sul Fatto Quotidiano. Nel 2010 Travaglio ha scritto la prefazione del primo libro di Spinoza, da cui la sua celebre frase: «Appena leggo una battuta della banda di Spinoza.it, finito di ridere m’incazzo con me stesso perché avrei voluto inventarla io». Non è un caso perché Travaglio divenne famoso a livello mainstream facendo "satira" da Santoro - se volete possiamo chiamarla "satira dell'informazione" -, ma rimane il fatto che lo sfottò dei suoi avversari è un suo tratto distintivo sin dalla fondazione del Fatto Quotidiano. Gli riusciva anche molto bene considerando che il suo bersaglio principale era Berlusconi. Se non fosse che non mi trovo pienamente d'accordo con il saggio di Luttazzi "Mentana a Elm Street" direi che Travaglio non fa altro che sfottò di destra, ma questa è un'altra storia su ci sarebbe da scrivere parecchio.

2. Non sto affatto dicendo che quel che ha fatto Scanzi non sia grave, anzi, il suo post di sabato scorso racchiude il motivo per cui detesto gli articoli di Scanzi, Travaglio et similia. Li detesto perché sbagliano nei modi, e sarò pure un signor nessuno per dire che sbagliano, ma capisco benissimo che quando muovi una critica con fondamento - come quella che aveva in mano Scanzi - verso certi esponenti politici, devi andarci coi piedi di piombo, altrimenti manchi il bersaglio, dai appiglio agli altri di difendersi deviando l'argomento della conversazione.



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